Andrea Tarquini quarantenne romano, vive a Milano.
Cantautore e Chitarrista Acustico come il suo maestro Stefano Rosso.
Proprio con le canzoni di Stefano Rosso esordisce con REDS! e finisce nel 2013 finalista
alle Targhe Tenco nella sezione Interpreti. Il disco prodotto da Paolo Giovenchi (chitarrista De Gregori e produttore) vede la presenza di molti musicisti del mondo acustico e cantautorale tra cui Beppe Gambetta, Carlo Aonzo, Luca Velotti, etc…
Nel 2016 fa il bis in cinquina con l’opera prima Disco Rotto, prodotto da Anchise Bolchi (violinista Ligabue) e tranne alcuni ospiti d’eccezione come Gianluca Tagliavini, Emi Vernizzi e Marco Remondini, è interamente suonato dalla band con cui abitualmente
Andrea Tarquini si esibisce.
Nel frattempo la prestigiosa casa di liuteria americana Bourgeois lo porta a diventare il primo cantautore chitarrista endorser di questo importante marchio, tributandogli una chitarra “signature”.
Nel parlare di canzone d’autore e della sua idea di canzone, Andrea dice:
“mi piace che le canzoni raccontino ciò che vediamo, l’Italia e il mondo di oggi, mi piace raccontare del lavoro che non c’è, dei soldi che sono pochi, delle incertezze che sono molte, della lavatrice che s’è rotta o dei rapporti di coppia che sono spesso confusi
e le persone immature….e perché no, ogni tanto anche di qualche grande tema della vita di oggi.
Ma allo stesso tempo mi piace che questo si faccia in un modo personale nel quale “non si copia nessuno ma sia rintracciabili tutte le radici importanti”, dando ai testi una autonomia letteraria che sia possibilmente anche sonora e ritmica, che badi ad una estetica del racconto.
Il tutto poi dovrebbe essere suonato. Al contrario degli Stati Uniti, in Italia si pensa spesso che il cantautore sia uno che si accompagna e basta…
La chitarra acustica che studio e insegno e dalla quale ho ricevuto tantissimo, credo che invece debba essere un veicolo che dialoga col testo ed arrangia, perché, come diceva Stefano Rosso, se una cosa funziona “chitarra e voce”, vuol dire che funziona sempre.
Vorrei che i cantautori esistessero di nuovo come un tempo, che sia una “scena” importante e che sia anche un po’ colta, visto che c’è molto da dire e da sentire.
Mi piace che la canzone sia strofa e ritornello, che non debba imporsi di essere innovativa di qualcosa…anche perché se questo è l’obiettivo, spesso sifanno delle brutte canzoni. In tutte le arti l’innovazione se arriva, arriva per caso e arriva perché, per rottura o per sviluppo, è sempre figlia di qualcosa di più vecchio.
E’ un equilibrio difficile da trovare e da tenere, che magari non si raggiunge sempre, ma per me fondamentale.
Questo credo sia il mestiere. Saper scrivere al meglio, cantare al meglio e saper suonare uno strumento. Avere cose da dire e dirle nel modo migliore, possibilmente anche divertendo, facendo intrattenimento. Questo è il cantautore. Questo il suo mestiere antico di cui un paese non dovrebbe fare a meno.
Questa è per me la canzone d’autore e per fortuna non c’è una ricetta, i cantautori se sono bravi sono tutti diversi e preziosi.
Io ci tengo a che un certo tipo di canzone non muoia, che rimanga forte e rappresentata, che ciò che è nuovo nasca dal Novecento, da quel che c’era prima e non dal nulla.” (foto Renzo Chiesa)
Nella finale dell’8 luglio presenterà il suo brano “Fiore rosso” e una sua interpretazione di “C’era una volta …e ancora c’è” di Stefano Rosso
FIORE ROSSO
Figlia del figlio del fiore rosso
Che riposi e riposi
Fuori c’è vento e c’è mare mosso
Dalla finestra dove sei tu
Dietro alla tenda c’è sole o pioggia
Ma tu riposi e riposi
E ci sta un suono come una goccia
Che perde acqua sempre di più
Per te
che non
ci sei
Per i figli non avuti
Non ci sei
Per i baci e per gli sputi
Non ci sei
Per i fiori ricevuti
Volerai
L’amore morso tra lingua e denti
L’amore morto di lunedì
Non si poteva fare altrimenti
Non si poteva fare così
Ma il fiore è rosso, la vita è una
E va vissuta con dignità
Col cielo addosso, sotto la luna
E questa è l’unica verità
Per te
che non
ci sei
Per i figli non avuti
Non ci sei
Per gli schiaffi e per gli sputi
Non ci sei
Per i fiori ricevuti
Volerai
Oh caro figlio del fiore rosso
Come in montagna tanti anni fa
Sulla radura, dentro nel fosso
L’amore porta la libertà
Questo silenzio non fa paura
Non fa paura ti canterò
Quelli che passano sulla radura
E le diranno “oh che bel fior”
Quelli che passano senza paura
le diranno “oh che bel fior”